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Pole of cold con Lorenzo Barone

Cosa si nasconde dietro un viaggio che percorre la strada più fredda del mondo.

Abbiamo fatto una chiacchierata con Lorenzo Barone, un ragazzo di 22 che vanta alle spalle diversi viaggi in bicicletta nei luoghi più estremi del mondo. Per dare alcuni numeri ha percorso più di 60.000 km attraverso 43 paesi in quasi 4 anni di viaggio. All’attivo ha anche viaggi in canotto, in zattera, a piedi e in autostop. Lorenzo, ci ha raccontato del suo viaggio nella strada più fredda del mondo ed alcuni interessanti retroscena.


Come è nato il Lorenzo viaggiatore?

Il primo grande viaggio l’ho fatto a 19 anni, mentre cercavo un lavoro ho deciso di intraprendere un viaggio attraverso l’Europa con la vecchia bici che avevo in garage. Da quel primo viaggio ho sempre in mente una lista di idee e viaggi, li studio e li immagino mentre pedalo, li metto da parte in un cassetto nella mia mente in attesa del momento giusto per partire!

Quando hai pensato per la prima volta questo viaggio?

Il viaggio per me inizia quando lo visualizzo nella mia mente ed è successo nel 2017 subito dopo il mio rientro dalla Lapponia avevo sentito che Dino Lazzaretti stava per partire per un viaggio molto simile. Non tutti lo sanno, ma sarei dovuto partire nel 2019 e purtroppo a causa di un grave infortunio ho dovuto rimandare.

Per me la fase di studio e preparazione fanno già parte del viaggio stesso.

Entriamo un po’nei retroscena come ti sei preparato?

I miei viaggi precedenti in Lapponia e Pamir mi hanno aiutato tantissimo a programmare e progettare questo viaggio, sapevo sin dall’inizio che non sarebbe stata una passeggiata e che dovevo curare bene ogni dettaglio, per questo motivo ho fatto diversi upgrade alle mie attrezzature e ne ho costruite di nuove. Inoltre durante un viaggio di 55 giorni in India dei quali 23 in Himalaya sopra i 5000 mt ho provato a svolgere tutte le normali attività di un cicloviaggiatore (Pedalare, cucinare, montare e smontare la tenda etc..) con i guanti, visualizzando come sarebbe stato farlo a -50 gradi ed ipotizzando tutte le possibili problematiche che avrei dovuto affrontare.

Ci hai parlato di attrezzatura, vuoi raccontarci qualcosa?

C’è molto da dire, questo è uno degli aspetti fondamentali ed è sicuramente il lato che mi ha appassionato di più.

Partiamo dai guanti che ho usato per pedalare; in commercio non ho trovato nulla che potesse essere utilie per le temperature che avrei dovuto affrontare e così me ne sono cucito un paio, utilizzando una pelliccia di capra che mi è stata regalata da un amico.

Come scarpe ho usato degli scarponi da -73 gradi della Sorel, che ho dovuto modificare per non far scivolare l’imbottitura quando indossavo il pantalone in piuma, come si vede in foto ho inserito dei gancetti in alluminio.

Gli scarponi

Uno dei principali problemi che devi affrontare a temperature estreme è quello della resistenza dei materiali, sapevo che non avrei potuto affrontare il viaggio con le borse e la tenda che avevo senza modificare tutti i gancetti in plastica e sostituirli con dei ganci in alluminio che mi sono autocostruito.

Per far funzionare la bici ho dovuto smontare tutte le componenti meccaniche, pulirle e sostituire il grasso con quello aeronautico, usato per gli elicotteri, lo stesso grasso che ho utilizzato per le zip del sacco a pelo e della tenda.

Ho anche modificato i pedali con una barra in alluminio per riuscire ad avere l’appoggio su tutto il pedale, in quanto lo scarpone, molto largo non era studiato per pedalare.

Il mio amico e vicino di casa, Beppe, è un artigiano, talmente bravo che si è costruito da solo 2 motoscafi ed una macchina sportiva (tipo Ferrari); quando non riesco a farmi venire l’idea giusta o quando ho bisogno di consigli vado da lui. Mi ha aiutato a saldare ed a progettare i picchetti che avrei usato per bucare il ghiaccio, insieme abbiamo anche creato un picchetto guida molto particolare che ha un bullone come testa, studiato per attutire i colpi del martello in gomma a -50 gradi. Un altro trucchetto che ho usato è stato quello di cucire i due picchetti principali alla tenda, in modo da non perderli mai ed averli sempre nella sacca della tenda.

Cosa ti aspetta adesso?

In questo momento sono in quarantena a casa della mia ragazza che vive in Siberia, ho dovuto lasciare la mia Surly long haul trucker sul lago Baikal. Spero di poter riprendere presto il mio viaggio, recuperare la bici e tutta l’attrezzatura e riuscire a rientrare in Italia pedalando.


Ringraziamo Lorenzo per la sua disponibilità, vi invitiamo a vedere il video racconto del viaggio ed a supportare Lorenzo attraverso una donazione al seguente link questo lo aiuterà a pianificare i prossimi viaggi e noi potremo continuare a sognare con le sue fantastiche avventure.

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